Storia

Il Lambrusco e l’Emilia: una storia di innovazione che dura da millenni

Il legame tra l’Emilia e il Lambrusco è millenario: si suppone che i primi tentativi di domesticazione della vite selvatica nelle regioni padane, che darà poi adito alla famiglia dei vitigni Lambrusco, siano avvenuti ancor prima della colonizzazione greca dell’Italia meridionale del X sec. a.C.

Virgilio, Catone,
Varrone raccontano
di una “Labrusca vitis”

X sec.ac

Andrea Bacci, medico
del Papa Sisto, V
loda i vigneti coltivati
da Modena a Parma

1597

Fondazione Consorzio
Marchio Storico dei
Lambruschi Modenesi

1961

Fondazione Consorzio
Marchio Storico dei
Lambruschi Reggiani

2000


78dc

Plinio il Vecchio,
nella sua “Naturalis
Historia” cita l’area
padana come
particolarmente
vocata alla vite

1814

Il Conte Vincenzo
Dandolo pubblica
le indicazioni per
produrre e imbottigliare
correttamente vini
spumosi

1972

Fondazione Consorzio
per la Tutela e la
Promozione dei Vini
DOP Reggiano e Colli di
Scandiano e di Canossa

2021

Nasce il Consorzio
Tutela Lambrusco che
riunisce i numerosi
Consorzi presenti sul
territorio

“famosa per certi vini bianchi e rossi, di gusto gradevolmente frizzante, dal profumo soave, che spumeggiano in dorate bollicine quando si versano nel bicchiere”.

Papa Sisto V – 1597

L’evoluzione tecnologica nella produzione di vini frizzanti e spumanti avrà un impulso definitivo nel Sette-Ottocento. Il Conte Vincenzo Dandolo pubblica nel 1814, a Modena, le indicazioni per poter commerciare il Lambrusco senza alterazioni.

La storia del Lambrusco si dispiega nelle testimonianze di poeti e scrittori dell’età classica – Virgilio, Catone, Varrone – che raccontano di una “Labrusca vitis”, un vitigno selvatico che cresceva ai margini delle campagne. Strabone, geografo greco, descrive la prosperità della Cispadania (Emilia e parte della Romagna) riconducendola alla grande quantità di vino prodotto. Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia” (78 d.C.), sostiene che l’area padana fosse particolarmente vocata alla vite e che i vini migliori giungessero dalle viti maritate agli alberi lungo la via Emilia. Nel Medioevo la viticoltura emiliana alterna fasi di rallentamento, dovute a guerre e instabilità climatiche, e a momenti di grande sviluppo grazie al progresso dell’agricoltura e dei commerci di vino verso l’Europa per scopi liturgici. 
La leggenda vuole che Matilde di Canossa, in piena lotta per le investiture, vinse la battaglia di Sorbara lasciando del vino lambrusco nel castello assediato dalle truppe nemiche che, inebriandosi, caddero nel sonno e furono incapaci di combattere. Sembra che la Grancontessa facesse dono dello stesso buon vino leggero e frizzante a Papa Gregorio VII. Ma è dal Rinascimento in poi che la coltivazione integrata della vite dà nuovo stimolo all’enologia Emiliana e che le testimonianze sui progenitori del Lambrusco odierno si fanno sempre più nitide: Andrea Bacci – medico del Papa Sisto V – loda nel 1597 i vigneti coltivati da Modena a Parma, nell’area collinare, e quelli sulla sponda della via Emilia presso Modena “famosa per certi vini bianchi e rossi, di gusto gradevolmente frizzante, dal profumo soave, che spumeggiano in dorate bollicine quando si versano nel bicchiere”. L’evoluzione tecnologica nella produzione di vini frizzanti e spumanti avrà un impulso definitivo nel Sette-Ottocento. Il Conte Vincenzo Dandolo pubblica nel 1814, a Modena, le indicazioni per produrre e imbottigliare correttamente vini spumosi, passaggi cruciali per poter

commerciare il Lambrusco senza alterazioni. Allo sviluppo enologico si accosta la nascita dell’ampelografia moderna, che condurrà all’identificazione dei diversi vitigni di Lambrusco e al riconoscimento delle loro qualità. Sono note le pubblicazioni di Francesco Agazzotti (1867) ed Enrico Ramazzini (1885) che descrivono buona parte dei vitigni Lambrusco ancora oggi in uso. Il Lambrusco che già godeva di grande considerazione nell’800 venne definitivamente consacrato nell’enologia internazionale nel 1900. A conferma di questo grande successo durante i primi anni del secolo si avviarono numerose Cooperative Sociali con lo scopo di tutelare i produttori, salvaguardare il reddito agricolo e creare canali di vendita mirati. 
L’esigenza delle aziende vinicole, ormai numerose, di unirsi in un Consorzio risale al 1961 con la nascita del “Consorzio dei vini Lambrusco” conosciuto poi successivamente come Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi  e al 1972 per il territorio di Reggio Emilia con la nascita del “Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini DOP Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa”.  Nel 2000 nasce il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Reggiani.  L’attività consortile, unitamente al riconoscimento delle DOC Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce e Lambrusco Grasparossa di Castelvetro consacrate nel 1970 contribuirono allo sviluppo e alla promozione del vino Lambrusco oltre i confini nazionali incrementando così tanto i consumi che tra gli anni ‘80 e ‘90  si sviluppò  un vero e proprio ‘Fenomeno Lambrusco’ rendendolo uno dei prodotti di punta dell’Enologia Italiana. Oggi la realtà produttiva è rappresentata dal Consorzio Tutela Lambrusco Doc che nel 2021 ha raggruppato i numerosi Consorzi presenti sul territorio.

La storia del Lambrusco si dispiega nelle testimonianze di poeti e scrittori dell’età classica – Virgilio, Catone, Varrone – che raccontano di una “Labrusca vitis”, un vitigno selvatico che cresceva ai margini delle campagne. Strabone, geografo greco, descrive la prosperità della Cispadania (Emilia e parte della Romagna) riconducendola alla grande quantità di vino prodotto. Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia” (78 d.C.), sostiene che l’area padana fosse particolarmente vocata alla vite e che i vini migliori giungessero dalle viti maritate agli alberi lungo la via Emilia. Nel Medioevo la viticoltura emiliana alterna fasi di rallentamento, dovute a guerre e instabilità climatiche, e a momenti di grande sviluppo grazie al progresso dell’agricoltura e dei commerci di vino verso l’Europa per scopi liturgici. 
La leggenda vuole che Matilde di Canossa, in piena lotta per le investiture, vinse la battaglia di Sorbara lasciando del vino lambrusco nel castello assediato dalle truppe nemiche che, inebriandosi, caddero nel sonno e furono incapaci di combattere. Sembra che la Grancontessa facesse dono dello stesso buon vino leggero e frizzante a Papa Gregorio VII. Ma è dal Rinascimento in poi che la coltivazione integrata della vite dà nuovo stimolo all’enologia Emiliana e che le testimonianze sui progenitori del Lambrusco odierno si fanno sempre più nitide: Andrea Bacci – medico del Papa Sisto V – loda nel 1597 i vigneti coltivati da Modena a Parma, nell’area collinare, e quelli sulla sponda della via Emilia presso Modena “famosa per certi vini bianchi e rossi, di gusto gradevolmente frizzante, dal profumo soave, che spumeggiano in dorate bollicine quando si versano nel bicchiere”. L’evoluzione tecnologica nella produzione di vini frizzanti e spumanti avrà un impulso definitivo nel Sette-Ottocento. Il Conte Vincenzo Dandolo pubblica nel 1814, a Modena, le indicazioni per produrre e imbottigliare correttamente vini spumosi, passaggi cruciali per poter commerciare il Lambrusco senza alterazioni. Allo sviluppo enologico si accosta la nascita dell’ampelografia moderna, che condurrà all’identificazione dei diversi vitigni di Lambrusco e al riconoscimento delle loro qualità. Sono note le pubblicazioni di Francesco Agazzotti (1867) ed Enrico Ramazzini (1885) che descrivono buona parte dei vitigni Lambrusco ancora oggi in uso. Il Lambrusco che già godeva di grande considerazione nell’800 venne definitivamente consacrato nell’enologia internazionale nel 1900. A conferma di questo grande successo durante i primi anni del secolo si avviarono numerose Cooperative Sociali con lo scopo di tutelare i produttori, salvaguardare il reddito agricolo e creare canali di vendita mirati.
L’esigenza delle aziende vinicole, ormai numerose, di unirsi in un Consorzio risale al 1961 con la nascita del “Consorzio dei vini Lambrusco” conosciuto poi successivamente come Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi e al 1972 per il territorio di Reggio Emilia con la nascita del “Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini DOP Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa”. Nel 2000 nasce il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Reggiani. L’attività consortile, unitamente al riconoscimento delle DOC Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce e Lambrusco Grasparossa di Castelvetro consacrate nel 1970 contribuirono allo sviluppo e alla promozione del vino Lambrusco oltre i confini nazionali incrementando così tanto i consumi che tra gli anni ‘80 e ‘90 si sviluppò un vero e proprio ‘Fenomeno Lambrusco’ rendendolo uno dei prodotti di punta dell’Enologia Italiana. Oggi la realtà produttiva è rappresentata dal Consorzio Tutela Lambrusco Doc che nel 2021 ha raggruppato i numerosi Consorzi presenti sul territorio.